Articolo tratto da La Provincia di Varese del 11/10/2009
"Si moltiplicano le voci di protesta contro la chiusura della scuola IV Novembre: dopo i genitori (che in attesa della riunione di lunedì sera si tengono in contatto tra loro e con il rione via internet grazie al blog http://4novembre.blogspot.com/), ora anche le insegnanti prendono posizione contro il nuovo piano di razionalizzazione avanzato dalla maggioranza che prevede la chiusura del plesso di San Fermo e il trasferimento dei suoi 176 alunni in due scuole, metà alla media Don Rimoldi e metà alla De Amicis.
TANTA AMAREZZA
Così si definiscono tutte le insegnanti della IV Novembre in una lettera inviata ieri mattina al provveditore, al sindaco, alla giunta e al consiglio comunale per la proposta di «espropriare i cittadini del quartiere di San Fermo della scuola primaria». Sgomenti perché «se la razionalizzazione doveva interessare le scuole con un basso numero di iscritti, rimane inspiegabile e ancor più incomprensibile, come venga coinvolta la IV Novembre che conta 176 iscritti, di cui 47 in classe prima!». Le insegnanti ricordano che la scuola è considerata una «realtà d'eccellenza per le iniziative pedagogico-didattiche» di un tempo pieno che funziona da 30 anni con proposte sempre innovative e che verranno necessariamente a mancare nella nuova suddivisione «per la conseguente mancanza di spazi adeguati». Al contrario la sede attuale, cuore del quartiere popolare «è perfettamente a norma, moderna e pensata proprio per offrire spazi diversificati: aule laboratorio, biblioteca, palestra, locale mensa, cucine, giardino, la cui cura e manutenzione è stata spesso lasciata in carico ai genitori che si sono preoccupati di fornire arredi, tinteggiatura, e tendaggi», scrivono, ricordando anche il lavoro svolto da sempre con le altre realtà aggregative del territorio, a cominciare dall'oratorio per «un'offerta formativa in continua crescita che ha permesso alla IV Novembre di incrementare progressivamente il numero degli alunni iscritti, provenienti anche da zone e comuni limitrofi». «Restano oscure le ragioni che hanno portato ad una simile proposta ? aggiungono domandando cosa ne sarà dell'edificio, degli "alunni evacuati a forza", e dell'esperienza del tempo pieno «indissolubilmente legata anche al setting materiale e alla disponibilità di luoghi idonei ad un apprendimento attivo».
L'APPELLO ALLE ISTITUZIONI
Nonostante l'amarezza di ritrovare la scuola coinvolta nei tagli della razionalizzazione sulle pagine dei giornali, dato che «nessuna componente istituzionale della scuola è stata mai consultata in proposito», Le insegnanti concludono la loro lettera con un appello rivolto innanzitutto al Comune: «Pur amareggiati e increduli, vogliamo continuare a sperare che il buon senso prevalga per garantire a tutta la cittadinanza uguali opportunità di diritto allo studio nel territorio di appartenenza»."
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